I paesaggi costieri, si sa, rientrano a gran titolo nelle passioni di noi Artisti del mare e quando ospitiamo un artista come Lino Dagnello ci entusiasmiamo nell' ammirare tali opere d'arte ma anche condividerle con tutti voi che ci seguite, per cui vi rendiamo omaggio con la presentazione di questo valente artista e delle sue opere. Seguiteci...
Una piccola premessa
Artisti del mare già ospita sul sito bravi artisti che nei loro dipinti ci propongono le loro personalissime visioni di paesaggi costieri, paesaggi marini, bellissimi scorci e stupende spiagge.
Come non essere stupefatti dai bellissimi scorci dell'isola d'Elba che ci offre Enza Viceconte o dalle spiagge della Sardegna di Maria Chiara Pruna, senza dimenticare i paesaggi dell'isola della Maddalena di Aldo Mingozzi ed il mare rappresentato dai nostri amici Nicola Sciotto e Gianluca Cremonesi.
Bene, andiamo quindi oltre e presentiamo in questo post le opere del nostro amico artista del mare Lino Dagnello.
Lino Dagnello. Una breve presentazione
In questo post presentiamo un giovane artista pugliese, Lino Dagnello, che con i suoi dipinti ad olio ci trasporta in questi stupendi paesaggi costieri come se ne fossimo trasportati e facessimo parte integrante di queste straordinarie realtà che, per un momento, ci fanno vivere in un mondo di quiete e di bellezza, quella quiete e quella bellezza che cerchiamo nel frenetico mondo che ci circonda .....e dentro di noi.
Lino Dagnello vive a Barletta ed è un artista nell'anima ed autodidatta; sin da giovane ha iniziato a dare i suoi primi colpi di pennello quando è stato completamente rapito, come dice egli stesso, da questa stupenda e misera passione.
Passione che lo porta a realizzare opere di quell'arte di cui egli stesso si definisce "strumento" che ne fa parte. “In verità per me l' artista non è mai autore di un bel niente, è sempre l' arte che crea; tutt'al più l'artista è colui che percepisce un altrove e lo esprime nell'opera”.
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Una ricerca interiore nei dipinti dei suoi paesaggi costieri
Considerato da alcuni, a nostro avviso a torto, pittore iperrealista, appare di carattere a volte spigoloso, a tratti burbero, e critica aspramente quella che definisce la mediocrità nell'arte dei nostri tempi in cui tutto viene chiamato arte ma è davvero poco, molto poco, ciò che può essere considerato veramente "arte".
"Rifiuto quindi una concezione dell'arte semplicemente come mimesi, copia o simulacro che sia, fino al degradarsi dell'arte a mero feticismo della rappresentazione fine a sé stessa; al contrario bisogna aspirare all'irrappresentabilità".
Ma dalla visione delle sue opere appare invece una forse involontaria ma spasmodica ricerca di quiete, di immensità, oscurità rassicurante e lento trasporto in un senso di libertà che solo il mare ed i suoi paesaggi costieri possono trasmettere.
Bandiamo per un attimo le nostre sensazioni e presentiamo qui di seguito la sua personalissima visione dell'arte, visione che ne costituisce quasi un manifesto.
Per me l'arte è innanzi tutto tecnica: l'arte senza tecnica è come un verbo senza paradigma. Non intendo per tecnica semplicemente la maestria o la perizia dell'artista, ma tecnica intesa come téchne, come lavorio dell'artista, come mezzo attraverso cui l'arte si esprime, imprescindibile quindi dall'arte. Non c'è niente nelle mie opere che non abbia sentito mio, dentro di me, sofferto in me, nelle mie vene. Resta sempre e comunque qualcosa di indefinito, come nella vita, bisogna pur lasciare un fedele contributo al mistero. Le mie opere sono orme di un viaggio mitico, sognato, reale. In verità per me l' artista non è mai autore di un bel niente, è sempre l' arte che crea; tutt'al più l'artista è colui che percepisce un altrove e lo esprime nell'opera. Ciò che muove l'artista è visione o meglio è "visione oblita". Nell'ispirazione infatti l'artista attinge all'ineffabile, ma ciò lo getta nell'oblio. Posto quindi nell'abisso tra dire e tacere l'artista, vincendo le vertigini dell'oblio, è colui che è detto. L'arte quindi esprime l'inesprimibile, da qui nasce quella sensazione forte che investe il fruitore di fronte a vere opere d'arte. L'esperienza artistica quindi, innanzi tutto per l'artista ma anche per il fruitore, al di là della sensazione del bello è esperienza dell'assoluto, ché non si dà estetica senza etica. In questo senso io sostengo e cerco di perseguire una concezione noetica dell'arte in cui l'artista, nel modo intuitivo dell'ispirazione, ghermisce l'assoluto e lo esprime nell'opera. L'arte è quel che si separa dall'assoluto lasciando traccia di sé attraverso l'artista. Ecco perché deve sempre eccedere, così come in alcuni momenti qualcosa ci eccede. E quel che eccede nell'uomo altro non è che una nuda tensione verso l'assoluto. L'opera d'arte quindi deve trasmettere una sensazione (aisthesis) tale da far vibrare questa tensione. Rifiuto quindi una concezione dell'arte semplicemente come mimesi, copia o simulacro che sia, fino al degradarsi dell'arte a mero feticismo della rappresentazione fine a sé stessa; al contrario bisogna aspirare all'irrappresentabilità. Ciò non significa altresì abusare dello status concettuale dell' arte altrimenti si trasgredisce irrimediabilmente l'arte, si fa meta-arte, in cui l'opera è solo un'asfissiante elucubrazione. E ciò comporta la sciagurata risoluzione dell'estetica nell'ermeneutica capostipite di una genia di critici imbellettatori abili nell'imbiancare i loro talentati sepolcri. L'opera d'arte non ha il dovere di informare, riferire o illustrare alcunché; se ciò accade è accidentale. L'eventuale interpretazione dell'opera è poco rilevante. Che i morti seppelliscano i loro morti dunque. Quel ch'è davvero essenziale è il prodursi dell'arte nell'opera. |
Galleria
Presentiamo quindi qui di seguito una piccola galleria di dipinti di paesaggi costieri che questo bravo artista ci ha fatto l'onore di pubblicare.
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