Azzurra è lo yacht che per primo partecipò nel 1983 alla sfida per la conquista della coppa America e fu il biglietto da visita della vela italiana nel mondo svegliando anche passione ed entusiasmo negli italiani i quali poterono finalmente avvicinarsi a questo sport sino ad allora quasi sconosciuto e considerato per pochi. E Azzurra è anche lo Yacht che quattro anni dopo ritentò la conquista dell'ambito trofeo. Seguitemi
Azzurra. La sfida all'America
In precedenti post abbiamo già narrato la storia delle sfide italiane per la coppa America portate dai consorzi del Moro di Venezia e di Luna Rossa. Con questo post si vuole chiudere il cerchio con la prima imbarcazione italiana che ha sfidato l'egemonia velica americana con la sua prima corsa all'ambito trofeo : Azzurra.
Al New York Yacht Club dagli italiani si potevano aspettare tante cose ma non la prima sfida per la coppa America, mossa dallo Yacht Club Costa Smeralda. Gli americani si potevano aspettare dagli italiani successi in formula uno o nel calcio ma mai nella vela ed in particolare nelle regate di coppa America. Beninteso già allora vi erano dei singoli campioni italiani che avevano primeggiato nelle regate di alcune classi di vela ma nessuno avrebbe scommesso sulle capacità di organizzazione che avrebbero dovuto avere gli italiani per partecipare alle regate dei 12 m SI
Non stupisce quindi che gli americani non avessero preso affatto seriamente la sfida proveniente da un paese che sconosceva completamente tali tipi di competizioni veliche.
La nascita di Azzurra ed i preparativi
In effetti, già da diverso tempo in Italia se ne parlava ma lanciare una sfida in coppa America veniva considerato quasi come fuori dalla nostra portata, non solo per la parte agonistica vera e propria ma anche per l'intera gestione della immensa macchina organizzativa, dell'addestramento, della progettazione e della ricerca dei finanziatori. Già.... perchè di finanziatori ce ne volevano molti e disposti a tirar fuori parecchi soldi.
Quello che si commentava nei vari circoli e neanche tanto velatamente, era che giusto Agnelli avrebbe potuto fare una cosa del genere.
In effetti l'avv. Gianni Agnelli, presidente della FIAT ed appassionato velista, che già da tempo accarezzava questa idea, ad un certo momento decise di provarci e, aiutato dal commercialista milanese Riccardo Bonadeo, socio dello Yacht Club Costa Smeralda, riuscì a mettere insieme alcuni noti imprenditori del nord Italia tutti entusiasti di portare avanti tale idea ma non solo loro, visto che il principe Aga Khan, presidente dello YCCS già si era impegnato per un miliardo di lire mentre già la notizia dell'adesione all'impresa del gruppo FIAT iniziò ad attrare altri imprenditori sponsor.
Veniva così formato il "consorzio sfida italiana America's Cup 1983" con presidente il comandante Gianfranco Alberini. Come coordinatore finanziario venne designato Luca di Montezemolo, già al vertice di Cinzano e l'obiettivo doveva essere, oltre che una sfida sportiva, un affare per gli sponsor e per il made in Italy.
In pratica in questa impresa figuravano marchi eccellenti quali, oltre al citato gruppo FIAT con IVECO, Cinzano e Florio, anche Star Point, Cantieri Posillipo, Confezioni Sanremo, Mario Valentino, San Pellegrino, Agusta, Alfatherm, Alitalia, Banco di Roma, Barilla Italcable, Levante Assicurazioni, Veneziani Zonca Vernici.
Come si può dedurre da questo elenco, se c'era qualcosa che non mancava a questa sfida era il denaro, ma solamente quando l' avv. Agnelli era sicuro che l'impresa fosse supportata da "persone per bene" che si diede il via, preoccupato come era di non fare figuracce con gli americani.
Come progettista della barca veniva designato Andrea Vallicelli, titolare dell'omonimo studio di progettazione romano, già progettista di imbarcazioni a vela di successo.
Il resto era tutto ancora da inventare, era da costituire un equipaggio, già difficilmente individuabile in quanto nessuno in Italia possedeva esperienza di regate simili. Alla formazione degli equipaggi fu quindi scelto Cino Ricci, già noto campione di regate veliche IOR il quale proprio per poter individuare, tra i tanti, le persone ritenute più idonee, dava una possibilità a tutti, scelti o candidatisi. "In America ci sono almeno tremila persone con esperienza di 12 metri SI, in Australia ed Inghilterra ce ne saranno trecento, qui da noi non c'è nessuno" questa è una frase che sembra sia attribuita proprio a Cino Ricci che fa capire anche l'estrema difficoltà nella dei componenti degli equipaggi tra personale che non aveva formazione alcuna nelle regate di coppa America.
La prima mossa da fare era quella di individuare una barca "lepre" da acquistare. Fu scelta Enterprise dello studio Sparkman e Stephens, comprata per la modica cifra di 350 milioni di lire, barca molto veloce e idonea a far allenare gli equipaggi e a testare le qualità della barca italiana in fase di progetto.
All'inizio dell'estate del 1982 Azzurra fu varata presso il cantiere Yacht officine di Pesaro e da quel momento iniziarono gli allenamenti veri e propri per affinare le capacità dell'equipaggio e per testare le prestazioni della nuova barca la quale, nelle acque si Formia e dopo un anno circa di prove e allenamenti, si dimostrò più veloce a tutte le andature rispetto ad Enterprise.
Le regate
A giugno 1983 Azzurra (distintivo I-4) si imbarcava per gli stati Uniti dove partecipò alle sfide della Luiss Vuitton Cup, classificandosi terza vincendo 24 regate sulle 49 disputate. Risultato sorprendente ed inaspettato per un team, molto sottovalutato dagli avversari, che gareggiava per la prima volta in assoluto nelle regate di coppa America. Inaspettato anche per gli obiettivi realisticamente prefissi che, sembra, fossero quelli di battere almeno la barca francese e, come si narra dicesse Ricci "siamo venuti per imparare e fare esperienza per la prossima volta"
In realtà furono anche altre le barche battute da Azzurra che si portò meritatamente alle semifinali e ne uscì anche a causa di alcune avarie.
Come noto la coppa America 1983 fu vinta da Australia 2 la quale si dimostrò sin da subito una barca velocissima grazie anche ad una scommessa progettuale dell'intera deriva che si dimostrò vincente e che divenne oggetto di una cospicua attività di spionaggio da parte degli avversari ma anche riferimento per i successivi progetti per le regate del 1987.
Azzurra 3
La passione per la vela che era nata negli italiani durante le regate del 1983 riprese vigore nel 1987, quando lo Yacht Club Costa Smeralda lanciò una seconda sfida alla Coppa America.
Lo Yacht Club Costa Smeralda lanciò la sfida al fianco di altri 12 Club, tra cui spiccavano un secondo sindacato italiano, battezzato Italia, e sei team americani.
Il timone di Azzurra 3 (distintivo I-10), progettata ancora una volta dallo studio di Andrea Vallicelli, fu affidato nuovamente a Mauro Pelaschier.
Per la sfida di coppa America del 1987 dallo studio Vallicelli nacquero Azzurra 2 e Azzurra 3. Quest'ultima fu preferita per regatare a Freemantle nel 1986, accompagnata da Azzurra 4, disegnata dallo studio Sciomachen di Bologna e, sembra, preferita da Cino Ricci.
Sembra che Azzurra 4 fosse una delle barche più corte e più leggere mai realizzate per questo scopo. Misurava infatti 12,90 mt. per un dislocamento di "soli" quasi 21 T con una prua di forme più piene delle precedenti Azzurre mentre la poppa è più larga.
Alla fine, per le regate, fu preferita Azzurra 3, barca elegantissima e dalle linee più classiche con una pinna di deriva di disegno probabilmente ispirato alla scuola australiana. Essa però non riuscì ad entrare nelle semifinali della Louiss Vuitton Cup, mettendo così in anticipo la parola fine a questa nuova avventura velica.
Ma ormai il seme della passione per la vela e per le regate di coppa America in Italia aveva dato i suoi frutti..... altri in futuro si sarebbero cimentati in questa grande sfida, ma anche i tempi stavano cambiando...... la classe dei 12 M S.I. stava per essere soppiantata da un nuovo regolamento di stazza : lo IACC che a partire dall' anno 2000 avrebbe portato alla realizzazione di una serie di imbarcazioni completamente nuove e, per parte italiana, avrebbe portato ad una nuova era delle sfide alla coppa America...... sarebbe iniziata l'era del Moro di Venezia e di Luna Rossa.
Il destino delle imbarcazioni
Due parole infine sul destino di queste splendide imbarcazioni.
Dopo le regate Azzurra 1 rimase presso lo Yacht Club Costa Smeralda a Porto Cervo, è stata poi restaurata dal club e oggi vigila sul Marina di Porto Cervo, a testimonianza dei risultati raggiunti dalla vela italiana in quella prima grande sfida.
Notizie che si hanno dopo le regate del 1987 sia di Azzurra 2 che Azzurra 3 ci portano ad un venditore di Amburgo, che, sembra, abbia venduto Azzurra 2 che è stata per alcuni anni a Venezia, poi trasferita a Stoccolma e quindi ad Antigua, dove sembra sia stata distrutta da un uragano.
Azzurra 3, invece, era rimasta in Germania ed è stata recentemente acquistata di recente da un appassionato italiano, il Sig. Nicola Vecchiola il quale, con la collaborazione dell'ing. Alessandro Nazareth dello studio Vallicelli, sta procedendo ad un completo restauro.
Azzurra 4, invece, giusto per chiudere il cerchio, sarebbe stata acquistata da un altro appassionato italiano: Lorenzo Orrù.
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Il mezzo scafo di Azzurra 1 e Azzurra 3
Di mezzi scafi di barche italiane di coppa America avevo già realizzato quelle che secondo me erano le più rappresentative: Azzurra 1 I-4, Il Moro si Venezia ITA 25 e Luna Rossa ITA 45.
Non ho mai pubblicato delle foto del mezzo scafo di Azzurra 1 ma approfitto di questo post per pubblicarne alcune.
Proprio chiacchierando con l'amico Andrea Madaffari, vengo a sapere che egli non solo ha fatto parte dell'equipaggio del Moro di Venezia ma anche di Azzurra 3 e tra una chiacchiera e l'altra veniva quasi naturale la richiesta di Andrea di possedere anche il mezzo scafo di Azzurra 3 da inserire nella sua model room.
Bene, dico io, purtroppo Azzurra 3 è così poco conosciuta rispetto alla sorella che sarà difficile riuscire a reperire le forme giuste per realizzarne il mezzo scafo.
Vista l'insistenza di Andrea, mosso dalla nostalgia e dai ricordi, decido di contattare lo studio Vallicelli di Roma con la remota speranza di avere i piani della barca.....non potevo far altro...
Inaspettatamente dopo qualche giorno mi risponde il gentilissimo ing. Alessandro Nazareth dello studio Vallicelli il quale mi mette a disposizione i piani di Azzurra 3 ma, non solo, vengo contattato anche dall'altrettanto gentilissimo Nicola Vecchiola, attuale armatore della barca ora in fase di restauro, il quale mi fornisce ulteriore documentazione per la realizzazione del mezzo scafo.
Meglio di così non si può e tra un impegno e l'altro in circa sei mesi realizzo un mezzo scafo di 60 cm. di una barca che reputo bellissima, elegantissima e molto originale, viste anche le forme della deriva e del winglet, probabilmente ispirati alla filosofia progettuale di Australia II.
Andrea Madafferi è entusiasta per aver ottenuto proprio ciò che chiedeva ma lo siamo anche io e l'ing. Nazareth che abbiamo avuto la possibilità di appenderne anche noi un esemplare di questa originalissima imbarcazione presso le nostre rispettive model rooms .
Mi fermo qui..... parlano le immagini che posto volentieri.
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